ChatGPT & co: l’Intelligenza Artificiale è amica o nemica di copywriter e social media manager?

ChatGPT & co: l’Intelligenza Artificiale è amica o nemica di copywriter e social media manager?

E così... anche qui si parla di ChatGPT

Esco da un’ora di webinar di Alessandra Farabegoli, Giorgio Taverniti, Alessandra Maggio e Angelo Valenza. Nomi che dicono poco ai non addetti ai lavori della comunicazione digitale. Chi, invece, opera nel nostro campo sa bene che parliamo di senior nel marketing e comunicazione in Italia.

Il webinar “GPT Vs Human: Come sfruttare l’AI per copy e SEO (e guardare a futuro)” mi ha lievemente turbata. Sono entrata con delle idee e sono uscita con idee nuove, ho avuto modo di ascoltare professionisti sollevare critiche a cui io non avevo ancora pensato.

Più che una lezione frontale è stato un brainstorming creativo. Utilissimo (per me) a ultimare questo articolo che avevo conservato nelle note. Ed eccolo qui, pubblicato sul glob di Teste di Morosi.

Prima di iniziare, il glossario

Non so, con esattezza, il tuo grado di informazione su questo tema. Di seguito, quindi, fornisco un breve glossario che potrebbe esserti utile. In caso tu non abbia necessità di usarlo, passa al paragrafo successivo.

IA / AI: abbreviazioni delle parole Intelligenza Artificiale o Artificial Intelligence, se si scrive all’inglese.

GPT: l’acrostico di Generative Pre-trained Transformer, traducibile in italiano con “Trasformatore Pre-addestrato Generativo”.

Chatbot: software che simula ed elabora conversazioni umane ( sia scritte che parlate).

Deep learning: sottoinsieme del machine Learning (ML), in cui gli algoritmi di reti neurali artificiali sono modellati per funzionare come l’apparato cerebrale umano attingendo da grandi quantità di dati.

Prompt: in informatica, si indica una richiesta che l’elaboratore trasmette al suo utilizzatore attraverso l’interfaccia utente, al fine di sollecitarne un’azione.

Input: nell’utilizzo di software di IA, il prompt di input è quello immesso dall’utente.

Output: viceversa, l’output è la risposta che l’IA fornisce ed è strettamente collegato all’input ricevuto.

Innanzitutto, cos’è ChatGPT e perché ne stiamo parlando?

ChatGPT è un modello di elaborazione del linguaggio naturale basato sull’Intelligenza Artificiale, sviluppato da OpenAI e lanciato a giugno 2020. Nello specifico, si tratta di un chatbot che simula conversazioni umane) che utilizzano algoritmi di deep learning per generare testi di qualità umana in modo automatico. La sua ultima versione GPT-3 ha apportato significativi innovazioni sulla tecnologia del linguaggio naturale, rendendola uno strumento utile per generare testo coerente e di diversa qualità. Il servizio attualmente è disponibile in diverse lingue e genera testo con differenti stili di scrittura.

In soldoni, ChatGPT simula conversazioni così reali da farci percepire (quasi sempre) di trovarci davanti a una persona. E che persona! L’IA fornisce agli utenti risposte sempre pertinenti, ricche di informazioni che attingono da un database contenente innumerevoli risorse.
Riguardo a questo aspetto mi sto ancora interrogando sulla mia posizione: mi fa più paura o mi incuriosisce? La lancetta oscilla continuamente da un polo all’altro.

Il team di OpenAI

Piccolo passo indietro. Chi è OpenAI, il team che sta dietro a ChatGPT? Si tratta di un’organizzazione di ricerca sull’Intelligenza Artificiale fondata nel 2015 da Elon Musk, Sam Altman, Greg Brockman e altri. Giusto un paio di nomi noti, nessuno di particolarmente rilevante 😅.
E qual è l’obiettivo di OpenAi? No, contrariamente a ciò che immagini non è “conquistare il mondo” (almeno, non lo scopo dichiarato!). Il fine è quello di sviluppare software di IA sempre più evoluti, in modo sicuro e responsabile. Ecco, a quest’ultimo punto credo un po’ meno.

ChatGPT & co: l’Intelligenza Artificiale è amica o nemica di copywriter e social media manager?

Com’è stata percepita l’Intelligenza Artificiale in Italia?

Il fascino di ChatGPT ha colpito tutto il mondo, Italia compresa. Nel nostro Paese, l’Intelligenza Artificiale e ChatGPT sono (e sono stati) oggetto di grande interesse, scalpore e critiche taglienti. Da un lato abbiamo i supporter, che sin dal primo giorno si sono cimentati in test, hanno partecipato a vari webinar e parlano dell’IA come la soluzione a qualsiasi problema.
Al lato opposto troviamo gli hater: persone che si discostano fortemente dallo strumento, spaventati dagli effetti di dipendenza che può generare e, non ultimo, dalle eventuali implicazioni negative sul mercato del lavoro.

Le fazioni opposte sono sempre troppo estreme. Prima di tuffarmi a capofitto o rifiutare totalmente l’impiego dell’Intelligenza Artificiale mi prendo del tempo. Tempo per testarla (con occhio critico) e tempo perché la tecnologia possa fare i dovuti aggiustamenti. 

Open to... nuove opportunità

Attualmente sono numerose le aziende in Italia che sperimentano l’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale nella loro attività. La finalità dell’impiego di questo strumento (perché di uno strumento si tratta) è quella di migliorare i processi, oltre che sviluppare nuovi applicativi. Quindi occorre capire (e conoscere) bene questo strumento impiegato in vari ambiti, da quello scientifico a quello creativo.

Volete un esempio ormai sulla bocca di tante persone? Venere23, la virtual influencer della campagna del Ministero del Turismo. “Open to meraviglia” ha sfruttato l’IA nella generazione di testi in svariate lingue. Il risultato, però, non è stato dei migliori. 

Ricordiamo sempre che è una macchina che fornisce risposte sulla base di un algoritmo, non può fare miracoli.

Il blocco di ChatGPT in Italia

Dal 30.03.2023 al 28.04.2023 il software di OpenAI è rimasto bloccato per gli utenti in Italia. Non ti dico quanto hanno gongolato gli haters, che hanno popolato i vari social con “VELAVEVODETTOH” e sfottò in piena regola. In realtà, il blocco non aveva nulla a che vedere con l’IA, ma con la regolamentazione italiana della Privacy. Il Garante aveva sollevato alcune mancanze nel sito, che dovevano essere adempiute al fine di poter continuare la propria attività nel nostro Paese. 

E nonostante quello che auspicavano i gufi, la risposta di OpenAI è stata esemplare. In tempi record ha pagato la multa, attuato gli adeguamenti al sito e risarcito chi aveva sottoscritto l’abbonamento prima di questo blocco. Gli haters hanno dovuto buttare giù un altro boccone amaro: tutto è nuovamente funzionante anche nel Belpaese.

Come funziona ChatGPT

Allora, vuoi sapere come funziona ChatGPT? Beh, siamo arrivati proprio a quel punto dell’articolo. Smaltiamo velocemente i tecnicismi che sono, però, necessari. Questa macchina è stata addestrata da esperti che hanno saturato la sua memoria con ogni possibile tipo di dati testuali reperiti su Internet. Lo so, sembra un po’ spaventoso, ma a quanto pare, questo è il modo in cui gli scienziati intendono far funzionare le cose al giorno d’oggi. Vediamo le fasi di funzionamento insieme.

Fase 1: l'addestramento 🪖

La fase di addestramento è di competenza degli informatici. Avviene in data center specializzati e prevede per ChatGPT una vera e propria abbuffata di dati reperiti su internet (website, articoli, libri…). Questa fase consente alla macchina di riconoscere vari schemi comunicativi inerenti al linguaggio naturale. La macchina riconosce il gergo e si barcamena tra i vari toni di voce.

Fase 2: la generazione 🧬

Una volta completata la prima fase, ChatGPT è in grado di generare del testo a partire da un prompt di input. Whaaat? Il prompt è l’indicazione, il contesto, il dato che noi forniamo alla macchina. Questo viene elaborato attraverso delle operazioni matematiche che portano ChatGPT a generare una risposta (output) coerente con l’input.
In generale, la qualità e la precisione dell’output restituito da ChatGPT dipende in gran parte dalla qualità del prompt fornito.

La principale minaccia di questo strumento

La conclusione del paragrafo precedente ci porta a una serie di considerazioni in merito alle minacce di ChatGPT. Minacce che, va da sé, derivano da un utilizzo non esperto, non qualificato e non ponderato dello strumento.
Chi non viene correttamente formato, per esempio, non avrà consapevolezza di alcune “falle” nel sistema, che toccano le seguenti sfere: credibilità, privacy, bias e dipendenza.

Andiamo per ordine

  • Non tutta l’informazione è quello che luccica, per parafrasare un noto modo di dire. Ciò che ci restituisce la macchina va setacciato. La credibilità delle informazioni va verificata su fonti affidabili.
  • ChatGPT non richiede informazioni personali per dare risposte. Quindi non dargliele. La privacy potrebbe essere compromessa, fai attenzione ai dati sensibili.
  • L’Intelligenza Artificiale è inclusiva? Pfff 😀 Trattengo la risata e ti ricordo che la macchina attinge da database su internet e, ad ora, la maggior parte delle informazioni reperibili online non sono propriamente inclusive. Quindi, fai attenzione: ChatGPT può avere bias o pregiudizi inconsapevoli.
  • Ultimo tasto dolente, ma non meno importante. L’uso smodato ed eccessivo potrebbe provocare dipendenza. Non è una frase da deridere. Provate a pensare a quanto può semplificare la vita, e quindi, a indurre le persone ad avere una vita più semplice. A sforzarsi meno, a non risolvere i problemi autonomamente.

È tutto da buttare?

A questo punto potresti pensare: “quindi è tutto da buttare?”

Assolutamente no. L’Intelligenza Artificiale entra nelle nostre vite come accaduto con Internet alla fine degli anni ottanta (mi riferisco all’Italia). Sicuramente c’era chi diffidava dello strumento pensando che mai avrebbe eguagliato la conoscenza reperibile sui libri. E invece.
Risulta difficile, oggi, immaginare la nostra vita senza Internet. Non sappiamo, quindi come andrà con l’IA. Potrebbe portare innumerevoli innovazioni nel modo in cui ci approcciamo al lavoro o allo studio. È uno strumento in più, non una scorciatoia che dà risposte veloci. Come scritto nei precedenti paragrafi, ogni risposta fornita da ChatGPT va interpretata con occhio critico.

Gli algoritmi possono fornire risultati geniali, ma la genialità non è frutto di un algoritmo. La genialità è dare vita a quell’algoritmo.

Sembra un paradosso? Non lo è, ti assicuro.

L’utilità per chi lavora come social media manager

Non mi piace sentire una sola campana, quindi ho voluto interrogare direttamente l’interessata in merito a ciò che può fare, in concreto, per chi opera nel settore dei social media.

ChatGPT indica le seguenti task:

  1. Creazione di contenuti: fornisci un brief sui temi e lo stile desiderati e il modello genererà automaticamente diverse opzioni di testo da utilizzare per i post sui social media.
  2. Risposta alle domande degli utenti: rispondi alle domande degli utenti sui social media in modo automatico e immediato.
  3. Analisi dei sentimenti: analizza i sentimenti dei commenti dei social media e delle conversazioni online. 
  4. Monitoraggio delle conversazioni: monitora le conversazioni sui social media e identifica le tendenze e le opportunità di marketing.

Tdm commenta:

Effettivamente, da vari test ti posso confermare che ogni cosa scritta qui sopra è vera. Unica postilla che è doveroso avanzare: il controllo, la supervisione, la discriminante umana è necessaria.
Prendere lo strumento come risposta, senza rileggere, senza interpretare, senza uno sguardo critico, potrebbe generare lo stesso risultato “parzialmente corretto” che ci fornisce, per esempio, una traduzione realizzata con Google Translate. 

Esempio.

Ho testato la macchina chiedendole dei copy per alcuni post Instagram di un’azienda. Ho fornito le specifiche necessarie nel prompt, indicato il tipo di settore, l’obiettivo dei post, il target di riferimento, le keyword che dovevano essere contenute, il tono di voce. Il risultato? Mmmm.
Mi è servito sicuramente da ispirazione, leggendo quei testi ho generato tutt’altra cosa. Quindi non mi porto a casa (ad ora) una soluzione immediata ai problemi, ma uno strumento in più da usare.

La chiosa di ChatGPT:

“È importante notare che l’utilizzo di ChatGPT dev’essere supportato da una strategia di social media management ben strutturata e coordinata. Inoltre, è fondamentale monitorare costantemente l’output di ChatGPT e assicurarsi che sia coerente con la brand identity e le politiche dell’azienda sui social media”.

Amen, sorella.

Usare l'IA per la creazione di copy

Teste di Morosi opera in due macro settori: social media, ma anche copywriting. Sembrava quindi doveroso intervistare ChatGPT in merito a ciò che può fare per chi lavora come copywriter.

ChatGPT indica le seguenti task:

  1. Generazione di idee: poni una domanda o chiedi delucidazioni su un argomento specifico, per ricevere una serie di suggerimenti o spunti per creare il tuo copy.
  2. Sviluppo del copy: ottieni ulteriori informazioni o trova modi per enfatizzare determinati punti del copy.
  3. Ricerca di parole chiave: chiedi quali parole chiave utilizzare per il tuo caso specifico.
  4. Verifica della grammatica e della sintassi: incolla il tuo copy e ricevi suggerimenti sulla correzione di eventuali errori.
  5. Personalizzazione del copy: ottieni informazioni sul target di riferimento e sulle loro esigenze e utilizza queste informazioni per creare un copy più personalizzato e mirato.

Tdm commenta:

Nuovamente mi ritrovo a fare le pulci a quanto detto dalla macchina. Senza timore di risultare ripetitiva, ricordo, ancora una volta, che si tratta di uno strumento e va usato come tale. Può snellire alcune fasi di lavoro, ma la qualità è frutto di ricerca, attenzione, genialità. I risultati sono visibilmente (a uno sguardo attento) riconoscibili come “il lavoro di una macchina”. Alla lunga potrebbero risultare piatti e banali.

Esempio.

Come San Tommaso, se non vedo non credo. Ho fatto svariati test ma cito un caso specifico. Ho preso un testo scritto da me e ho chiesto alla macchina di riscriverlo con un tono sarcastico. Risultato? Il tono era entusiasta, naïf. A quel punto ho specificato che non si trattava di un tono sarcastico. ChatGPT, dopo essersi scusata, mi ha restituito una nuova versione. Anche in questo caso il testo risultava molto infantile e scherzoso.

Da buona testa di m… mordacità, ho insistito. Questa volta, ho spiegato in termini elementari che il linguaggio sarcastico prevede un’ironia sfidante, che dà una visione negativa ma sagace. Il risultato? ChatGPT mi ha restituito un lavoro perfetto! Il testo era un po’ meno naïf, ma non era per nulla sarcastico. 

La chiosa di Tdm:

La preparazione dell’utente che usa ChatGPT non è da dare per scontato. Una scarsa formazione sui temi potrebbe generare risposte non corrette. Per dirla in altro modo, la macchina non può soppiantare l’intervento o il lavoro delle persone. (Sospiri di sollievo degli haters in sottofondo).

La visione di Gioia

Cosa penso di ChatGPT? Da copywriter, social media e strategist (mic drop) penso che più strumenti e più stimoli riceviamo, più il nostro lavoro può essere di alta qualità.
L’Intelligenza Artificiale è solo uno degli strumenti che forniscono nuova linfa a chi lavora nella comunicazione e nel marketing. L’impiego della tecnologia, unito a una continua formazione e a uno sguardo curioso verso il mondo, può fare la differenza. Non ultimo, a chi lavora in questo settore (e non solo) gioverebbe moltissimo coltivare la flessibilità e la capacità di mettere in discussione ogni proprio pre-concetto.

La mentalità aperta è la forma più vasta di Intelligenza che si possa avere.

A te la parola

Qual è la tua posizione in merito all’Intelligenza Artificiale?

La usi nel quotidiano oppure no?

Se non la usi, qual è la tua principale perplessità in merito a questa tecnologia?

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